Le storie delle donne che si avvicinano a Fermiconlemani non parlano solo di violenza ma anche, e soprattutto, di RESILIENZA, di forza e di rinascita interiore. Sono storie che portano avanti il monito, rivolto a tutte le vittime, che non è mai troppo tardi per denunciare consapevolmente e riprendere in mano le redini della propria vita.
Nella nostra società, ancora oggi, è vivo il pregiudizio che le donne siano inquadrate come essere umani deboli e inermi in un contesto sociale ove ancora è richiesto loro di ricoprire il ruolo di figure compassionevoli, bisognose di appoggio e protezione e che vengano spesso influenzate dall’uomo nella scelta della loro vita professionale e privata.
La nuova storia del team di Fermiconlemani è basata sull’esperienza personale di una donna vittima di violenza di genere, che chiameremo con un nome di fantasia: Luce. Luce si è rivolta ad uno dei nostri centri di ascolto poiché’ da ben 20 anni era stata vittima, insieme ai suoi figli, di terribili violenze fisiche, verbali e psicologiche per mano del marito. Il team di Fermiconlemani ha accolto, ascoltato e assistito la signora Luce, da un punto di vista psicologico e legale.
Ecco la sua storia:
Luce a 22 anni perde per un male inguaribile il primo marito (che chiameremo Angelo) da cui ha anche un figlo. A causa di questa tragedia, la donna perde oltre l’amore anche ogni sostentamento economico, poiché’ disoccupata. In questo periodo turbolente e negativo, un caro amico della coppia, che chiameremo Nero, si avvicina a lei, sostenendola e aiutandola, proteggendola e fornendole anche aiuto economico. Si mostra, in sintesi, come il salvatore e l’uomo ideale. Dopo un anno di massima felicità, Nero diventa geloso, ossessivo, tirchio: inizia a controllare Luce, la offende, la umilia e la tratta male. Luce cerca dunque di lasciarlo ma Nero la prende a pugni procurandole gravi lesioni sul volto e una lesione grave inguaribile ad un timpano. A causa dell’evento Luce lascia Nero, ma dopo qualche tempo, anche a seguito delle insistenze reciproche delle famiglie di origine e delle richieste di perdono di Nero, i due tornano insieme e dalla loro unione nascono due figli.
Dopo un brevissimo periodo tranquillo, inizia l’inferno per Luce e per i suoi tre figli, che diventano vittime di violenza assistita: Luce patisce violenze psicologiche e fisiche ripetute, calci, pugni, offese inenarrabili, anche mentre il periodo della gravidanza, con lesioni spesso importanti. Purtroppo, per ben 20 anni, la violenza inaudita di Nero per Luce e per i suoi figli prosegue. I figli, raggiunta la maggiore età, vanno via di casa, scappando così dalla trappola familiare in cui si sentivano ostaggi. Luce, durante tutti questi anni, si sostiene economicamente da sola, impara a cucire e a creare abiti per donne tanto da aprire e gestire una boutique tutta sua, amata e rispettata da tutte le donne che incontra e che aiuta a sentirsi più belle.
Conclusione
Luce ha infine deciso di denunciare le inaudite violenze patite per venti anni; ha deciso di togliersi le manette e camminare senza sentirsi in colpa, senza sentirsi ostaggio di Nero: soprattutto decide di essere felice e di raggiungere uno stato di benessere. I volontari di Fermiconlemani sono operatori esperti, ben consapevoli che la violenza nei confronti delle donne è endemica e che colpisce ogni contesto sociale e culturale: nessuna donna è veramente al sicuro. Dunque, il primo approccio dell’operatore professionista addetto all’ascolto nella relazione d’aiuto è ascoltare, ascoltare, ascoltare senza alcun giudizio o pregiudizio, soprattutto senza pensare che una donna come Luce abbia problemi psichiatrici o sia una masochista. Durante i primi incontri di setting interagiamo con la massima sensibilità e accogliamo con gentilezza donandole spesso un fiore e un cioccolatino, chiediamo agli utenti ove preferiscono sedersi per accoglierli e farli sentire a loro agio e protetti. Nel corso degli incontri con Luce, abbiamo utilizzato gli strumenti linguistici di precisione adeguando la voce, uniformando la respirazione, annuendo durante l’ascolto, cercando il più possibile di essere assertivi e di non interromperla al momento sbagliato. Il cosiddetto “rispecchiamento e ricalco” sono stati determinanti, abbiamo fatto particolare attenzione al rapport e alla calibrazione per individuare il momento più adeguato su come portare Luce alla consapevolezza che doveva denunciare il maltrattante e che doveva mettere sé stessa, la sua vita e quella dei suoi figli al sicuro. Denunciare è il primo passo! In tali dinamiche, soprattutto per la propria sicurezza, bisogna affidarsi alle forze dell’ordine, agli esperti e, se necessario, alle case rifugio. Bisogna liberarsi dai pesi e dal senso di colpa. La denuncia per Luce sporta quando aveva 52 anni è stata determinante per raggiungere la consapevolezza di essere lucida, coraggiosa, e per una volta madre di sé stessa. Durante i primi incontri era emerso che Luce aveva trattenuto nella sua vita la violenza del marito accogliendola a tal punto da non riuscire nemmeno a vedere quanto i comportamenti del maltrattante fossero dannosi per lei e per i suoi figli. Allo stesso tempo la sofferenza del maltrattamento psicologico e il dolore delle lesioni venivano compensate dalla grande capacità di donna in carriera e madre amorevole che non faceva mai mancare nulla ai propri figli: la donna era “sdoppiata”, confusa e sofferente.
Durante i colloqui, Luce è sempre stata al centro di ogni decisione che la riguardasse, protagonista della propria storia.
Gli operatori, supportando e fortificando Luce, le hanno consentito di acquisire la consapevolezza di dover denunciare e che era in grado di utilizzare tutte le risorse che aveva già in sé stessa a disposizione. Luce mille altre volte aveva utilizzato notevoli risorse per crescere i suoi figli e per portare fieramente avanti la sua boutique; le stesse risorse che avrebbe ben potuto utilizzare per far rinascere sé stessa, per allontanare il suo carnefice e per raggiungere uno stato di quiete e di benessere. Luce non era ostativa al cambiamento, era un’ottima madre e nonna, svolgeva un lavoro che la appassionava ed era economicamente appagante, ma aveva bisogno di un ancoraggio, una guida per poter camminare da sola verso la felicità. Infine, la donna ha denunciato le violenze ed ha lasciato la sua casa, dopo un po’ di mesi il maltrattante è deceduto perché affetto da gravi problemi di salute che non aveva mai voluto curare. Luce grazie alla relazione d’aiuto, al potenziamento personale e alle sue risorse ritrovate, non scappa più, affronta la sua sofferenza, la sua guarigione. E’ tornata nella sua casa e l’ha ristrutturata rendendola confortevole per sé stessa, adatta ai suoi gusti, alla sua idea di casa luminosa, piena di fiori e di energie positive, ove trascorrere serenamente il resto dei suoi giorni aprendo le finestre enormi che aveva scelto e dicendo : “Adesso finalmente entra il sole in casa”.
La storia di Luce che come tante altre ci è rimasta nel cuore, poiché ci ha insegnato qualcosa di importante: la resilienza, la forza e la consapevolezza di una donna possono essere cosi pregnanti e resistenti da sopravvivere alla violenza e diventare esempio di rinascita, di sostegno, di gentilezza e di amore per tante altre donne che vivono o stanno vivendo un momento di particolare disagio e difficoltà.
Avvocata Tiziana Cecere criminologa, coach e counselor bioetico e presidente di Fermiconlemani
Dottor Marco Magliozzi, psicologo, psicoterapeuta, criminologo e fondatore di Fermiconlemani