Dal 16 al 22 novembre Palazzo di Città di Bari si trasformerà in un palcoscenico. A 100 anni dalla scomparsa di Giacomo Matteotti, il Teatro dei Borgia – Artisti Associati porterà in scena nella sala consiliare lo spettacolo dal titolo “Giacomo, un intervento d’arte drammatica in ambito politico”.

Un progetto di Elena Cotugno e Gianpiero Alighiero Borgia su testi di Giacomo Matteotti (con interruzioni d’aula). Uno spettacolo tratto dai verbali delle assemblee parlamentari del 31 gennaio 1921 e del 30 maggio 1924, con ideazione, coaching, regia e luci Gianpiero Borgia e il sostegno della Presidenza del Consiglio dei ministri, patrocinio di Comune di Fratta Polesine, Fondazione Giacomo Matteotti, Fondazione di Studi Storici “Filippo Turati” e Fondazione Circolo Fratelli Rosselli.

Porre in risalto il discorso politico di Matteotti, mettendo a confronto due dei suoi interventi in Parlamento: quello del 31 gennaio 1921, in cui denuncia le connivenze tra le forze politiche borghesi e le squadracce fasciste, e quello del 30 maggio 1924, l’ultima seduta a cui Matteotti partecipò prima di essere assassinato, in cui contesta i risultati delle elezioni dell’aprile di quell’anno.

Questa tragedia consiste nella riproposizione delle parole di Matteotti nella loro nuda e terrificante verità. I principali temi sui quali il lavoro invita a riflettere sono il senso della militanza politica, i diritti di cittadinanza, la possibilità di opporsi alla violenza fascista con il richiamo ai valori di libertà e democrazia ma anche il ruolo del teatro nella società, in un modo in cui gli ideali diventano opera d’arte.

Il Teatro dei Borgia continua il suo percorso di ricerca sulla relazione tra teatro e reale e tra teatro e politica: con questo lavoro vuole portare la parola politica e i temi della democrazia sul palco usando i verbali d’assemblea quali elementi del reale e sintagmi del proprio discorso poetico.

In scena avanzi di democrazia sui quali si arrampica l’esistenza di Matteotti, conficcata nel suo ruolo politico come la Winnie dei Giorni Felici di Beckett è conficcata nella sabbia, da cui non può liberarsi e da cui sente il dovere di non liberarsi.

Elena Cotugno e Gianpiero Borgia sviluppano un lavoro sul ruolo lontano dalla tradizione italiana della maschera, sia parodistica sia documentaristica. Qui si confrontano col documento storico, col discorso politico e non con il dramma di finzione; il tentativo che l’attrice compie in scena è quello di auto indursi uno stato alternativo di coscienza attraversando il discorso matteottiano con il lavoro sui punti energetici del corpo e sulla proiezione di vettori fonetici.

Iscriviti al canale gratuito su Telegram

Ascolta il nostro podcast

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *