Fenomeno del pianoforte, imprevedibile e pirotecnico, Maurizio Mastrini torna a esibirsi per l’Agìmus in uno speciale concerto all’alba in programma domenica 4 agosto (ore 5.15) a Mola di Bari sul Lungomare Dalmazia, a conclusione della Notte Bianca dei Giovani. L’artista presenterà il suo nuovo progetto «Ghost» ispirato dall’omonimo brano composto nella suite «Caruso» dell’hotel Excelsior Vittoria di Sorrento, dove il musicista ha soggiornato appositamente per la realizzazione del suo recente lavoro. Per cui il programma sarà composto da quattro brani inediti, «Pace», «Amore segreto», «Rossiniana» e «Ghost», per l’appunto, mentre la restante parte sarà selezionata tra i suoi maggiori successi.

Da sempre l’artista mescola, infatti, creatività e performance, anche in maniera molto particolare: basterebbe ricordare la consacrazione internazionale con la realizzazione dell’album d’esordio «Il mio mondo al contrario» in cui suonava composizioni classiche e originali in modo inverso, partendo dall’ultima, con un riscontro musicale peraltro sorprendente. E ancora oggi, senza sconfessare la propria solida formazione accademica, trasfigura la musica in un linguaggio campione di ascolti sulle piattaforme digitali. Giramondo delle sale da concerto, con oltre 850 esibizioni in tutti i continenti, Mastrini è considerato uno dei maggiori pianisti e compositori incontaminati del panorama musicale e strumentale internazionale. La sua vita creativa musicale si esprime in un eremo in Umbria, lontano dal vortice della vita quotidiana: un luogo capace di rendere pure non solo le composizioni, ma anche le emozioni che queste trasmettono.

Definito dalla critica «il fenomeno», un ibrido tra genialità e pazzia, Mastrini ha raggiunto con la sua musica i quattro angoli della terra superando largamente i 40milioni di ascolti soltanto su Spotify, numero che lo collocano tra i pianisti italiani ad avere il numero più alto di download e streaming sul web. Ed è sempre la critica a definirlo «cuore selvaggio» per questo suo modo di essere e di vivere un po’ da lupo solitario ma che si trasforma in condivisione quando siede al pianoforte e inizia a suonare le sue creazioni: composizioni che possono essere considerate un anello di congiunzione tra i canoni tradizionali e la nuova musica classica contemporanea, frutto di uno studio e di una ricerca nel quale colto ed emozionale si fondono a tratti con la dodecafonia, ma senza che l’ascoltatore possa recepire la durezza armonica di questa tecnica, nella quale è iscritta la rivoluzione linguistica del primo Novecento.

Molte composizioni sono minimaliste, altre hanno una concezione matematica, alcune sono fatte di pochissime note, in quanto «anche poche note possono far emozionare e far piangere una persona», dice il maestro. Altre ancora presentano, invece, una tale abbondanza di suoni da far pensare a un’orchestra. Tutti modi di esprimersi nei quali si possono ritrovare le tante anime musicali ed emotive di quest’artista unico nel suo genere.

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