In sostituzione di «Trachinie» di Sofocle, rinviato al prossimo autunno in seguito a problemi di salute occorsi al regista e artefice della produzione, Walter Pagliaro, la compagnia Diaghilev ripropone il fortunato allestimento della delicata e autentica commedia-capolavoro di Carlo Goldoni «Un curioso accidente».

Torna in scena all’auditorium Vallisa da giovedì 18 gennaio per la Stagione Teatro-Studio con la regia di Paolo Panaro, interprete dello spettacolo con Roberto Petruzzelli, Valeria de Santis, Tiziana Gerbino, Francesco Lamacchia, Giuseppe Tagarelli e Monica Veneziani (i costumi sono di Francesco Ceo).

Si replica sino al 4 febbraio con questi orari: martedì e mercoledì ore 20, giovedì, domenica e festivi ore 19, venerdì e sabato ore 21 (biglietti 10 euro, sabato, domenica e festivi 15 euro, acquistabili online sul circuito vivaticket).

Goldoni narra la storia di Filiberto, ricco mercante olandese del quale è ospite uno squattrinato ufficiale francese ferito in battaglia, che si innamora, ricambiato, di Giannina, figlia del padrone di casa. Per evitare di imparentarsi con un nullatenente, Filiberto cerca una soluzione per distrarre il giovane spiantato sia dalla ragazza che dal patrimonio. Giannina, però, trova il modo di imbrogliare il padre, rivelandogli che l’ufficiale si è invaghito di un’altra fanciulla. Il mercante si prodiga per aiutare il tenente a coronare il suo presunto sogno d’amore, scatenando una serie di equivoci esilaranti in una commedia che continua a coinvolgere il pubblico per il suo umorismo e le sue sorprendenti svolte narrative.

Rappresentato per la prima volta nel 1760, «Un curioso accidente» ha l’aspetto di un divertissement leggero, tratto che ne spiega l’ampio successo. Ma sotto il ben congegnato meccanismo scenico affiorano aspetti centrali dell’arte goldoniana: il rapporto tra vero e verosimile, l’inserimento di figure non tradizionali come quella del mercante e della giovane intraprendente.

Goldoni presenta una tematica classica: l’eterno conflitto tra genitori e figli. Da una parte un padre che, troppo compiaciuto del suo successo sociale, non sa capire i sentimenti della figlia, dall’altra una figlia che, non osando sfidare direttamente l’autorità paterna, nasconde il suo amore contrastato con un sotterfugio, da cui scaturiranno una serie di «curiosi» equivoci.

L’autore raccontò che la trama traeva argomento da un fatto realmente accaduto a un grosso negoziante veneziano. Per cui, onde evitare che qualcuno potesse riconoscersi e offendersi, nomi e luoghi vennero mascherati. In realtà, il tema del padre beffato dai due giovani innamorati, proprio della nostra tradizione comica, e certe suggestioni dell’opera buffa, di cui Goldoni era stato un geniale librettista, vengono accompagnate da una sottile analisi dei due protagonisti, personaggi complessi e contraddittori, talvolta perfino inquietanti.

Il mercante Filiberto, apparentemente saggio e onesto, tentando di far sposare l’ufficiale francese de La Cotterie con Costanza (figlia del conoscente Riccardo), si rivela un trasgressore non solo dell’autorità paterna ma anche di quei principi morali che ostenta quotidianamente. Giannina, a sua volta, non è meno trasgressiva con il suo apparente perbenismo e con la sua scaltrezza tutta femminile che le permetterà di ingannare suo padre e di sposare l’ufficiale di cui si è invaghita.

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