La rassegna di teatro dal titolo “Incroci” propone il piĂą antico libro di favole europee, «Lo cunto de li cunti» di Giambattista Basile, nello spettacolo «Il racconto dei racconti» che Paolo Panaro firma alla regia facendosene lui stesso interprete da venerdì 7 giugno (ore 21) nell’auditorium Vallisa di Bari e in repliche tutti i giorni sino al 14 giugno, sempre alle ore 21 (tranne domenica 9 giugno, ore 20).

La messa in scena, coprodotta da Diaghilev con Astragali Teatro, è arricchita dalle musiche dal vivo eseguite da Angelo De Leonardis (baritono), Debora Del Giudice (spinetta) e Giuseppe Amatulli (violino) e offre un percorso nel più antico libro di fiabe, scritto nei primi anni Venti del secolo Diciassettesimo, comprendente la celebre «Gatta Cenerentola» con un’altra cinquantina di storie collocate dentro una raffinata architettura che mescola racconto popolare e classici, reinventando la narrazione come gioco in un insieme regale e cencioso, gentile e brutale, fastoso e plebeo.

La lingua di Basile, un coltissimo, fantasioso e spregiudicato napoletano, risponde all’esigenza dell’autore di offrire un sommario di stili che vanno dal campano popolare al repertorio dei comici dell’Arte, fino all’aulico stile di corte. Il risultato, un vero e proprio delirio barocco, riesce a combinarsi con l’arcaica usanza del narrare intorno al fuoco, perché il «Cunto» è anche un racconto di nonna, «de chille appunto che soleno dire le vecchie pe’ trattenimento de peccerielle».

La destinazione del libro era la lettura nelle piccole corti napoletane, dopo pranzo, quando le tavole venivano sparecchiate. Allora tra facezie, musiche, balli, giochi, piccole azioni teatrali, il «Cunto» veniva recitato per intrattenere gli ascoltatori, prima ancora che queste fiabe, tra le più belle del mondo, finissero nei libri di altri autori, da «Cenerentola» al «Gatto con gli stivali». Basile fu, infatti, il primo ad afferrarle e a inserirle nel volume che Benedetto Croce volse in italiano dopo averlo definito «il più bel libro barocco» e Italo Calvino indicò come «il sogno d’un deforme Shakespeare partenopeo». Ma al tempo stesso «Lo cunto de li cunti» resta un capolavoro sconosciuto, nonostante la maggior parte dei bambini italiani sia cresciuta con le favole acciuffate da Basile e solo dopo fatte proprie da Perrault e Grimm in versioni diventate famose.

Eppure, «Lo cunto de li cunti», che Basile scrisse in un linguaggio teatrale esercitando un fascino irresistibile ed esuberante su secoli di letteratura italiana ed europea, ebbe un successo immediato con le sue storie di orchi orrendi e draghi, ragazzi sciocchi ma audaci, cavalli parlanti e principesse capricciose, bellissime fate e tantissime altre memorabili figure incantate che si muovono tra i paesaggi e i riti del Mediterraneo.

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